mercoledì 26 settembre 2012

Jambo!



Giovedì 9 Settembre 2010
E' la mia prima volta in Africa. Arrivare in Africa significa tornare indietro nel tempo, di alcune migliaia di anni. 7 ore di volo da Roma e alle 7 del mattino ora locale siamo a Mombasa, con una sola ora di fuso orario. Il bus del tour operator ci porta fino a Watamu. Le strade sono popolatissime di biciclette, pedoni, camion, carretti, apecar...è una continua corsa alla sopravvivenza. Il traffico è molto sregolato, tutti usano il clacson di continuo e le morti sono frequenti e banali.
Arriviamo al villaggio e ci accolgono con un fresco drink.
In Africa si respira la terra, si palpa la sabbia perlata sotto treni di nuvole impazienti che rincorrono il sole cocente.
In un attimo mi è passata davanti tutta la vita.
La prima passeggiata verso l'ignoto è sulla spiaggia del villaggio Jumbo Club di Watamu. Un gruppetto di Beach Boys ci accerchia e ci guida verso la barriera corallina. E' qui che imparo il tormentone della vacanza:
Jambo
Jambo buana
Abur gani
Usuri Sana
Wagheni
Muakari bisciua
Kenya ietu
Akuna matata...
Impariamo di pesci strani e conchiglie che camminano, polpi che si fanno prendere in mano e accarezzare.
I Beach Boys sono ragazzi che ti attendono sulla spiaggia per venderti una gita, un corallo, un oggettino di ebano che ti vanno a personalizzare nella vicina bottega di artigiani. Con questo arrotondano, poi se arrivano a imparare le lingue e comprarsi il telefonino possono anche aspirare a viaggiare per una nuova vita, come è accaduto al mio amico Bernard.
I nostri politici sono una barzelletta anche nei villaggi kenyani. Io ho fatto una foto con un ragazzo che si fa chiamare Giorgio Napolitano e se lo è fatto scrivere anche sulla maglietta!

Venerdì 10
Il secondo giorno siamo già fuori in Safari. Ho preso contatti già dall'Italia con Bernard. Una certa Taty da Bologna lo promuoveva appassionatamente sul web, siamo poi diventati tutti amici. Passano a prenderci molto presto dal villaggio. 250 euro a persona per un safari di due giorni sono un bel po’ di soldini per gli organizzatori, considerando che 60 euro sono una media di un buon stipendio mensile. Tuttavia i costi di trasporto, i rischi e le fatiche per l’autista hanno il loro peso.
La terra è rossa, di un rosso vivo, la strada verso la savana è lunga, calda e polverosa. Ogni tanto attraversano la strada famigliole di elefanti. Arriviamo al Lodge nel mezzo del Parco Nazionale dello Tsavo Est, è quasi sera. Ceniamo insieme alle guide e a una coppia in abbondanza. Tutto cibo locale, molto apprezzabile. Un po’ meno il tentativo di “cappucinizzare” la colazione ;-)
Come al villaggio i letti sono protetti da un enorme velo antizanzara. Non abbiamo fatto vaccini prima di partire. Un po’ di pillole omeopatiche che fanno traspirare un repellente naturale dalla pelle e alcuni antibatterici intestinali, tutto qui. La mattina dopo è sveglia all’alba per andare alla ricerca di leoni e giaguari, i più riservati e fugaci. Ci imbattiamo in un branco di leonesse che ha appena abbattuto un bisonte e si rotola con la pancia in aria tornando ogni tanto a leccarsi la preda. Poi giraffe, antilopi, zebre, babbuini, coccodrilli… è come entrare in uno di quei documentari ascoltati e ammirati fin dall’infanzia.
Sulla strada del ritorno bambini tornano da scuola a ora di pranzo. Ci fermiamo per distribuire penne, colori, matite, quaderni, zainetti e scarpe. I bambini di questi villaggi sperduti ricevono meno rispetto a quelli delle città turistiche ed è per questo che li abbiamo scelti. Un giorno, cammini sulla tua solita strada, nella polvere rossa che si alza sotto il sole di mezzogiorno, hai solo 6 anni, sei scalzo e hai fame. Si ferma un fuoristrada e ti inonda di regali. Ho sempre sognato si essere io quell’angelo e non mi interessano i commenti di chi dice che l’ho fatto per me. Io so che non è vero.
Lunedì 13
Oggi è il giorno del Safari Blu. Una giornata in barca a tuffarsi nel parco naturale marino, ad arrostire crostacei sulla spiaggia e ad attraversale fiumi di mangrovie in canoa.
Martedì 14
Lasciamo i tour e prendiamo la moto. Via nei villaggi. Portiamo farina e regali alle capanne e agli orfanotrofi. I soci della mia associazione mi hanno riempito la valigia di doni e consegnarli è un dovere di moralità e lealtà. La visita ai bambini della scuola è un’emozione incredibile. Prima mi metto a giocare a pallone con loro, poi cantiamo insieme Jambo e Waka Waka. Qui c’è la fila per le adozioni.
La tutor ci racconta che uno dei piccoli è stato abbandonato due volte, prima dalla sua mamma in ospedale e poi dalla sua mamma adottiva per strada, sotto un albero. Lo hanno soprannominato WiseMan.

Mercoledì 15
L’ultimo giorno in Kenya mi immergo sott’acqua alla scoperta del mondo sommerso dell’Oceano Indiano. E’ una meraviglia. Nel pomeriggio scelgo un quadro dipinto a mano per il mio ufficio e mi perdo nell’orizzonte africano sperando che non finisca mai.

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