Giovedì 9 Settembre
2010
E'
la mia prima volta in Africa. Arrivare in Africa significa tornare indietro nel
tempo, di alcune migliaia di anni. 7 ore di volo da Roma e alle 7 del mattino ora locale siamo a Mombasa, con una sola ora di fuso orario. Il bus del tour operator ci porta fino a Watamu. Le strade sono popolatissime di biciclette, pedoni, camion, carretti, apecar...è una continua corsa alla sopravvivenza. Il traffico è molto sregolato, tutti usano il clacson di continuo e le morti sono frequenti e banali.
Arriviamo al villaggio e ci accolgono con un fresco drink.
Arriviamo al villaggio e ci accolgono con un fresco drink.
In
Africa si respira la terra, si palpa la sabbia perlata sotto treni di nuvole
impazienti che rincorrono il sole cocente.
In un attimo mi è passata davanti tutta la vita.
La
prima passeggiata verso l'ignoto è sulla spiaggia del villaggio Jumbo Club di
Watamu. Un gruppetto di Beach Boys ci accerchia e ci guida verso la barriera
corallina. E' qui che imparo il tormentone della vacanza:
Jambo
Jambo buana
Abur gani
Usuri Sana
Wagheni
Muakari bisciua
Kenya ietu
Akuna matata...
Impariamo
di pesci strani e conchiglie che camminano, polpi che si fanno prendere in mano e
accarezzare.
I
Beach Boys sono ragazzi che ti attendono sulla spiaggia per venderti una gita,
un corallo, un oggettino di ebano che ti vanno a personalizzare nella vicina
bottega di artigiani. Con questo arrotondano, poi se arrivano a imparare le
lingue e comprarsi il telefonino possono anche aspirare a viaggiare per una
nuova vita, come è accaduto al mio amico Bernard.
I nostri politici sono una barzelletta anche
nei villaggi kenyani. Io ho fatto una foto con un ragazzo che si fa chiamare
Giorgio Napolitano e se lo è fatto scrivere anche sulla maglietta!
Venerdì 10
Il
secondo giorno siamo già fuori in Safari. Ho preso contatti già dall'Italia con
Bernard. Una certa Taty da Bologna lo promuoveva appassionatamente sul web, siamo
poi diventati tutti amici. Passano a prenderci molto presto dal villaggio. 250
euro a persona per un safari di due giorni sono un bel po’ di soldini per gli
organizzatori, considerando che 60 euro sono una media di un buon stipendio
mensile. Tuttavia i costi di trasporto, i rischi e le fatiche per l’autista
hanno il loro peso.
La
terra è rossa, di un rosso vivo, la strada verso la savana è lunga, calda e
polverosa. Ogni tanto attraversano la strada famigliole di elefanti. Arriviamo
al Lodge nel mezzo del Parco Nazionale dello Tsavo Est, è quasi sera. Ceniamo
insieme alle guide e a una coppia in abbondanza. Tutto cibo locale, molto
apprezzabile. Un po’ meno il tentativo di “cappucinizzare” la colazione ;-)
Come
al villaggio i letti sono protetti da un enorme velo antizanzara. Non abbiamo
fatto vaccini prima di partire. Un po’ di pillole omeopatiche che fanno
traspirare un repellente naturale dalla pelle e alcuni antibatterici
intestinali, tutto qui. La mattina dopo è sveglia all’alba per andare alla ricerca
di leoni e giaguari, i più riservati e fugaci. Ci imbattiamo in un branco di
leonesse che ha appena abbattuto un bisonte e si rotola con la pancia in aria
tornando ogni tanto a leccarsi la preda. Poi giraffe, antilopi, zebre,
babbuini, coccodrilli… è come entrare in uno di quei documentari ascoltati e
ammirati fin dall’infanzia.
Sulla
strada del ritorno bambini tornano da scuola a ora di pranzo. Ci fermiamo per
distribuire penne, colori, matite, quaderni, zainetti e scarpe. I bambini di
questi villaggi sperduti ricevono meno rispetto a quelli delle città turistiche
ed è per questo che li abbiamo scelti. Un giorno, cammini sulla tua solita
strada, nella polvere rossa che si alza sotto il sole di mezzogiorno, hai solo
6 anni, sei scalzo e hai fame. Si ferma un fuoristrada e ti inonda di regali. Ho
sempre sognato si essere io quell’angelo e non mi interessano i commenti di chi
dice che l’ho fatto per me. Io so che non è vero.
Lunedì 13
Oggi è il giorno del Safari Blu.
Una giornata in barca a tuffarsi nel parco naturale marino, ad arrostire
crostacei sulla spiaggia e ad attraversale fiumi di mangrovie in canoa.
Martedì 14
Lasciamo i tour e prendiamo la
moto. Via nei villaggi. Portiamo farina e regali alle capanne e agli
orfanotrofi. I soci della mia associazione mi hanno riempito la valigia di doni
e consegnarli è un dovere di moralità e lealtà. La visita ai bambini della
scuola è un’emozione incredibile. Prima mi metto a giocare a pallone con loro,
poi cantiamo insieme Jambo e Waka Waka. Qui c’è la fila per le adozioni.
La tutor
ci racconta che uno dei piccoli è stato abbandonato due volte, prima dalla sua
mamma in ospedale e poi dalla sua mamma adottiva per strada, sotto un albero. Lo
hanno soprannominato WiseMan.
Mercoledì 15
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